Ci sono riuscita ho convinto mamma Skype a scrivere ancora qualche riga…quando gliel’ho proposto le ho detto “Ora che sei stata expat anche tu sai cosa si prova, come ti é sembrato?”

Quando mi ha consegnato il file mi ha detto questo é l’ultimo, però secondo me ci sta prendendo gusto e magari fra qualche tempo ci regala qualche nuovo post, che ne dite?

Per intanto vi lascio con queste sue impressioni.

Premessa (copio allegramente quello che fanno gli altri cioè gli scrittori quelli veri)  che poi sarebbe una piccola prefazione,  così come nei miei amatissimi libri:  non nascondo lo stupore e la commozione per la richiesta fattami di scrivere una seconda puntata – ma non ne avevate abbastanza??? Fine della premessa. Comunque non preoccupatevi io di fazzoletti e candeline ne ho da far invidia a qualsiasi ipermercato…

Ma quanto sono bravi questi nostri ragazzi? Sì perché è un dato innegabile sul quale riflettere. E parlo di tutti coloro che hanno stabilito  la loro “avventura di vita” al di là dei confini nazionali.

Perché ci sono indiscutibilmente ostacoli, a volte anche gravosi, da superare. Uno di questi è la lingua. L’inglese scolastico non è quello parlato in America, e dovendo necessariamente capire e farsi capire, c’è l’urgenza di raggiungere presto un livello di conoscenza adeguato. Perché mentre noi rimaniamo nel nostro habitat, loro sono catapultati al di fuori e al di là, e devono cominciare e ricominciare. Non voglio assolutamente sentir dire che è una loro scelta: è riduttivo e anche un po’ perfido fare un’affermazione del genere.

Ma l’aspetto che vorrei sottolineare e che ha colpito il mio momentaneo stato di expat è quello degli affetti.
Sono andata letteralmente nel panico quando non ho potuto fare la connessione settimanale con mia sorella e ho dovuto rimandarla.  Il pensiero di creare preoccupazione mi ha martellato la testa, senza soluzione di continuità, per le 24 ore successive.
L’ombra nera del dolore ti raggiunge ovunque e quello che chiamiamo “destino” mi/ci ha pugnalati alla schiena, e ha girato e rigirato la sua lama tagliente senza pietà alcuna, senza appello, senza nessuna possibilità di reagire e combattere. E’ arrivata improvvisamente la comunicazione della morte di un caro e amatissimo e fraterno amico per il quale, pur nella malattia, era giunta notizia di confortevoli miglioramenti.


Ecco dovrei saltare le righe, lasciare dello spazio bianco per far capire lo sgomento, l’angoscia, la disperazione di quei momenti. Puoi piangere e anche gridare se vuoi, ma sei assolutamente e completamente impotente. E questo non poter “far qualcosa”, non poter dare l’ultimo saluto,  non poter essere presente alle esequie per rendere omaggio a colui che ha condiviso la vita con noi, lascia un sapore amaro, di fiele. Domani partiamo per Verona.

Comunque io ringrazio e mi inchino profondamente di fronte alla tecnologia che ci permette di dialogare in tempo reale. Ho due care amiche, con le quali ho potuto “whatsapp-are” e  ho condiviso le giornate, le emozioni, le esperienze, il ridere e anche il piangere. Ecco è così importante mantenere i legami, i rapporti, perché l’amicizia, quella vera, è uno dei sentimenti più nobili e gratificanti.


– Mamma, anzi mamy, sei contenta che ti ho dato l’opportunità di fare il giardinaggio che tanto ti piace?
– Eccome no!!!!!

In realtà, udite udite, sono stata “sfruttata”(pubblicare foto con cappellaccio: please). Ho potato ben sette + tre cespugli enormi enormi enormi di rose. Ho lavorato “sotto il sole cocente” si fa per dire…(notare che è stato un marzo freddino per quelle latitudini) e ho saggiato la fatica della terra: è bassa molto bassa. Sentivo dentro di me degli “scricchiolii” tali da far pensare ad un cedimento osseo-strutturale… ma, indomita, ce l’ho fatta e adesso chi si gode il frutto del mio lavoro? Sono certa che l’avete intuito. Io gioisco nel vedere le foto.


La risposta alla domanda d’inizio è che tutti voi “ragazzi” siete dei “grandi”, che  vi ammiro per le vostre scelte e vi auguro piena soddisfazione dalla vita che avete intrapreso. Ogni vostro piccolo o grande successo è anche una “vittoria” per noi che siamo pienamente consapevoli della fatica e del prezzo che dovete pagare.
Ho letto sul contenitore dell’ammorbidente un poetico “delicati abbracci”, nossignore, io se me lo concedete, anche se non vi conosco personalmente,  e prima di salutarvi, vi abbraccio forte ma così forte da togliervi il fiato per farvi capire che questa “mamma strana” vi vuole un sacco di bene.
Graziella mamma Skype“ con papà…. ecc. ecc

P.S.: ho steso il bucato in pieno sole e dopo neanche mezz’ora si è messo a tuonare con minaccia concreta di temporale: grrrrr che rabbia!!! Negli USA non capiterebbe semplicemente perché non si stende…


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