Finalmente venerdì e anche la seconda settimana di lezioni di questo semestre si avvia alla conclusione. Sebbene si formalmente la seconda settimana e la prima di fatto in cui i professori inizino a fare realmente lezione. Innanzi tutto perché nel corso dei primi giorni e possibile abbandonare una classe se per qualche motivo non dovesse essere di proprio gusto il professore, il metodo di insegnamento, il programma, e poi perché di solito le prime lezioni sono dedicate alla spiegazione di ciò che si aspetta il professore, come dovranno essere svolti gli elaborati durante il semestre, se necessario viene spiegato l’utilizzo dei software o delle piattaforme che si useranno nel corso.
Questo semestre seguo quattro corsi, però i professori nuovi sono solo 3. Tutti e tre però nel corso delle loro lezioni di presentazione hanno detto delle cose che mi hanno colpita.
Partiamo dalla professoressa di Inglese. Ha passato la prima ora di lezione a elencarci tutti i tipi di compiti che ci verranno assegnati, fin nei minimi dettagli, cose del tipo che ti toglie punti o non accetta il compito se porti la data scritta nel formato errato. Dopo averci spaventato ben bene su quello che ci aspetterà ha distribuito copia scritta di tutte le scadenza da qui a maggio, una stampa dettagliata del programma e del regolamento del corso ed un foglio dove ognuno di noi dichiarava di aver preso visione di tutto e si dichiarava d’accordo nel voler frequentare il corso ed essere infine esaminato a queste condizioni. Di fronte alle nostre facce un po’ stupite: “Ci ha detto non voglio che me lo restituiate ora, questo é il vostro compito per mercoledì. Se non vi piace quello che vi consiglio di fare non é di firmare comunque perché dovete, ma di cercare un altro insegnante”. Di fronte a facce sempre più allibite “Io voglio insegnare a tutti voi, ma non é detto che il mio metodo possa andare bene per tutti. Io non posso scegliere i miei studenti, ma voi potete scegliere i vostri insegnanti. É una possibilità che la facoltà vi da e dovete sfruttarla, non voglio, a maggio, dover bocciare o dare un voto basso a uno studente che avrebbe potuto eccellere con un altro professore”.
Dopo l’ora di Inglese sono migrata nell’aula di Storia dove il professore ci ha accolto con una lavagna piena di una sfilza di numeri che crescevano a livelli esponenziali. E adesso cosa si inventa questo per insegnare la storia?Sono i dati sul ritmo della crescita della popolazione mondiale? Sono i morti nelle varie epidemie di peste dei secoli passati? E la crescita del debito pubblico italiano…a no qui non può essere! No era la crescita media prevista dello stupendo mensile e del possibile guadagno di una vita di lavoro in base agli anni dedicati allo studio e al conseguimento di un titolo di studia dall’aver abbandonato la high school fino ad arrivare ai master. Il divario faceva veramente impressione e faceva ben comprendere come ci possa essere una larga fetta di popolazione che purtroppo non può che avere delle aspettative limitate per il futuro. Tutto questo ovviamente non é stato mostrato per partire dal presente e tornare indietro nel passato. No é stato dato per dire “Ragazzi forse Storia vi fa schifo e siete qui solo perché é un corso obbligatorio per tutti, ma se vuole avere successo dovete finire questo corso, prendere un titolo di studio e magari farlo anche con voti alti non guasterebbe”. Si perché ormai l’America non é più quella di una volta che basta avere voglia di fare e olio di gomito e si ha successo, bisogna essere bravi e sgomitare per farsi spazio. Certo poi ci sarà sempre lo smanettone che dice ma mettiamo gli annuari online e creiamo un network e fa il colpaccio. Ma visto che la certezza di avere quel guizzo buono nella vita non la puoi avere meglio se ti metti sotto e inizi a costruire il tuo futuro.
Infine c’e’ stata la lezione iniziale con il professore di informatica. Il corso inizia alle 7.00 am immaginate quindi le facce entusiaste e piene di energie che si trova di fronte quest’uomo. Ma subito ha iniziato ha incalzare “Perché siete qui? perché avete scelto questo corso?” Qualcuno ha azzardato perché “mi interessa lavorare sui computer”, qualcun altro perché “perché penso possa essere utile un domani sul lavoro saper fare queste cose”, qualcuno più onesto “perché é un corso obbligatorio per il piano di studi”…”Avete risposto tutti in modo sbagliato, la risposta a tutte e due le domande é perché voglio laurearmi ed eccellere”.
A questo punto ha iniziato far sfilare sul monitor una serie di slide che spiegavano il perché di ciò. La maggior parte presentavano dati su quelli che sono i paesi con le economie in forte sviluppo. E quindi via con dati come che il numero di studenti delle università cinesi con un IQ superiore alla media é maggiore al numero totale di tutti gli studenti US oppure che l’India ha laureato lo scorso anno un numero di ingeneri superiore a tutti i laureati US (specificando come per entrare nelle università indiane ci sia una selezione ad altissimo livello qualitativo). Non é stata detta una parola negativa su questi paesi anzi, ma ha voluto far capire come ormai al giorno d’oggi, nel mondo di oggi non ci si possa più accontentare che se ci si vuole costruire un futuro solido si deve lavorare duramente e cercare di eccellere e purtroppo vista la grande competizione che c’é neanche così il posto al sole é garantito.
Ora queste cose hanno dato da pensare a me che non ho 18 anni e non mi sono diplomata 6 mesi fa immagino, quindi, che abbiano avuto un forte impatto sulle persone nel banco vicino a me. Credo che anche avere dei compagni di banco “diversamente giovani” sia per questi ragazzi un bell’esempio. In tutte e tre le classi ci sono 2/3 studenti che diciamo non mi fanno essere troppo sopra la media anagrafica, questa voglia di rimettersi in gioco fa capire quanto qui sia sentita questa voglia di emergere e di migliorarsi. Per sé, per la propria famiglia ed anche per la propria società.
un bellissimo post, tanti spunti di riflessione!
[ora capisco perche’ i colleghi di mio marito sono tutti indiani!!]
vero, qui c’e’ tanta voglia di rimettersi in gioco e di riqualificarsi e di migliorare… seguiranno domande 😛
Le aspetto allora
Quello che ho notato io è che qui se hai un master ti trattano con rispetto,perché la maggior parte ha solo il bachelor, sei una persona che vale perché hai dimostrato di esserti impegnato più a lungo della media e sei considerato qualificato. Se hai un PHD poi sei proprio su un altro livello, un Dio. E questa è una cosa che apprezzo molto visto che in Italia ormai il titolo di studio non ha più un gran valore. Poi certo lavorativamente parlando è chiaro che le lauree umanistiche portano a traguardi minori di remunerazione ma almeno quello stesso rispetto non viene perso agli occhi della società.
Ma quello che dici tu lo vedo un po’ verso tutte le persone che si mettono in gioco e provano a migliorarsi, Mentre in Italia uno che a 50 che va a lezione lo guarderebbero come uno sfigato o uno che ha rubato il posto a un giovane qui i professori apprezzano queste persone. Poi secondo me qui il titolo viene rispettato non tanto per il titolo in se’ ma per quello che rappresenta insomma se sei arrivato al PHD cmq ti sei impegnato e hai studiato come un dannato per almeno 15 anni della tua vita, mentre secondo me da noi ha perso molto valore perché noi abbiamo idealizzato il titolo. Da noi fa figo essere “Il Geometra”, “Il ragioniere”, “L’avvocato” poi magari sei stupido e ignorante come una capra ma il tuo nome avrà diritto ad essere preceduto da una sigletta
fantastico Vavi…che bella esperienza e che metodi diversi! ma tu che hai deciso? continui con tutti???
Se uno è poco motivato questi professori lo mettono subito in allarme…..però è meglio così, patti chiari….