Lavorare in USA e trovare uno sponsor: non è la stessa cosa? Quale delle due cose è più importante? Beh sono ovviamente entrambe importanti e vicendevolmente indispensabili se la strada che si vuole seguire per venire a vivere in USA è tramite un visto di lavoro.

Capire questa correlazione si può rilevare l’ arma vincente per una ricerca di lavoro che abbia successo nel trovare un datore di lavoro che voglia provare a sponsorizzare un visto.

Per prima cosa vorrei sfatare un mito: “Non si trovano sponsor!” . Gli sponsor si trovano, ma si trovano nei settori e per posizioni per cui è ragionevole pensare che un visto possa venire rilasciato.

Un visto lavorativo (per lavori non stagionali) viene di solito rilasciato per posizioni qualificate o altamente specializzate. Settori come IT, elettronica, settore sanitario, accademia e ricerca e in gerale tutto il settore STEM sono sicuramente quelli dove più facilmente ci si può aspettare di trovare uno sponsor. Ovviamente anche in questi settori si parla di una facilità relativa: la concorrenza interna e da altri paesi è comunque altissima.

Spesso anche le conoscenze dirette nel proprio ambiente lavorativo possono aprire le porte per opportunità che possano portare ad una sponsorizzazione. In USA refernze e conoscenza diretta possono avere un peso decisamente rilevante.

Per questo motivo si deve tenere conto che, in molti casi, un trasferimento USA si deve pianificare per tempo cercando di costruire un curriculum che sia accattivante per il mercato americano. O  costruire una posizione solida in azienda così che questa voglia investire in un trasferimento interno magari fra le diverse sedi.

Per molte lavori comuni non si trovano sponsor, perchè anche nell’ eventualità che qualcuno volesse assumere un visto non verrebbe comunque mai rilasciato. Per questo motivo focalizzarsi solo sulla ricerca di qualcuno che voglia sponsorizzare può essere poco produttivo: si deve creare un persorso professionale che possa portare a conseguire un visa.

Quando qualcuno mi contatta chiedendo informazioni su come trovare uno sponsor e/o un lavoro  cerco di spiegare questo meccanismo. Spesso mi viene ribattuto con diverse affermazioni che nella maggior parte si ripetono. Provo a riportare le più comuni sperando possa rispondere ad eventuali domande o dubbi. Sono ovviamente risposte “generali” ci sarà sempre l’eccezione e il caso eccezionale che ha creato una situazione unica. In più inutile dire che in questi mesi tante cose sono cambiate, tanti visti sono ancora sospesi e chisà  cosa ci riserva il futuro.

“Ma quindi mi tutti gli Italiani che sono in America sono tutti laureati, sono manager, ricercatori…. etc etc”

Se sono qui grazie a un visto lavorativo molto probabilmente sì: la stragrande maggioranza di loro è altamente qualificata e/o specializzata.

Questo non vuol dire che tutti gli italiani che lavorano in USA siano altamene qualificati e specializzati. Tanti sono qui con visti di ricongiungimento famigliare, sono dependent di un visa holder e hanno ricevuto un permesso di lavoro (EAD), sono investitori che lavorano nella loro azienda, hanno vinto una green card…

Le strade per arrivare in USA sono molte: alcune per merito, alcune per sorte, ma se si vuole venire con visto lavorativo non ci sono molte altre vie.

” Il nipote del mio vicino di casa è venuto in USA ha fatto il cameriere, ma mica è laureato!!”

Beh esistono programmi di scambio culturale che permettono di venire per brevi periodi e fare lavori anche non particolarmente qualificati. Come , ad esempio, i  programmi della Disney che permettono di lavorare nei parchi divertimento.

Esistono visti di lavoro temporanei per lavoratori agricoli e non, ma hanno dei numeri massimi annuali ed è molto diffile per piccole aziende, come può  essere magari una pizzeria o un ristorante, riuscire ad ottenere alcuni di questi visti.

In più sono visti con scadenze relativamente brevi, che vanno benissimo se uno vuole solo fare un’ esperienza di lavoro all’ estero, ma se l’ obbiettivo é trasferirsi nella stragrande maggioranza portano ad un punto morto, poi come sempre l’ eccezione fortunata  ognitanto capita.

E poi diciamola tutta spesso non è che il nipote del vicino di casa te la sempre racconta tutta. Magari semplicemente come fanno tanti troppi non ha rispettato le regole.

“Non parlo bene inglese, non é che conosci qualche italiano che assume o sponsorizza?”

Inutile girarci attorno l’ inglese serve, serve anche per integrarsi, ma soprattuto serve in qualsiasi ambiente di lavoro. Certo ci sono molti lavoratori che non parlano inglese o lo parlano molto poco, ma sono persone che hanno lavori poco qualificati, non a contatto con il pubblico e che per un motivo o per un altro non hanno bisogno di un visto lavorativo.

Se la vostra porta per gli USA é un visto lavorativo vi serve l’ inglese, certo una seconda lingua può diventare un vantaggio, ma non può essere una limitazione. Anche perchè ci sono comunque molti (almeno per la richiesta che c’è) lavoratori che parlano italiano che vivono qui e non hanno bisogno di un visto.

“Il figlio del portinaio giocava a pallone, è enologo, suona la chitarra, faceva il pizzaiolo etc etc e ora vive e lavora negli USA. Come ha fatto?”

Oltre ai più comuni esistono moltissime tipologie di visto per chi ha meriti eccezionali ( in diversi settori musica, cultura, ristorazione…), per gli sportivi, per i dipendenti di chi ha un visto diplomatico, per religiosi

Molte persone hai le qualifiche per ottenere questi visti. Chiariamo anche qui; meriti eccezionali certo se Elton John volesse trasferirsi non avrebbe molti problemi ad ottenere un visto O, e non bisogna certo aver venduto milioni di dischi per qualificarsi, ma non basta neppure essere stati il nome di punta al concerto per il patrono del paese. Anche in questi casi è importante costruirsi competente e una credibilità professionale.