Thunderdome 2015: Original art pieces competing against each other, only one winner. Your art wins or is destroyed.

Al college, gli ultimi giorni del semestre, in particolare modo quello di primavera, sono sempre ricchi di eventi. Eventi che spesso sono inusuali e curiosi se paragonati alla vita accademica in un’universitá italiana. Ad esempio vi avevo raccontato qui di questa raccolta fondi un po’ particolare in cui si poteva far fare un bel bagno ai propri professori. Tra i tanti eventi uno lo scorso anno mi aveva incuriosita, anche se non ne avevo capito bene i meccanismi avendolo scoperto per caso proprio mentre era in corso. Appunto per la casualità della scoperta non ero neppure attrezzata con macchina fotografica o altro per immortalarlo.

 

Cosí quest’anno mi sono ripromessa di non perdermelo e vederlo tutto. Il Thunderdome é organizzato dal frizzante dipartimento di arte del college. É una competizione all’ “ultimo sangue” dove le opere degli studenti si sfidano, una contro l’altra per accaparrarsi il favore del pubblico. A turno, 3 persone dispongono di un cartello con cui poter dare preferenza all’opera che vogliono salvare. Quella che perde viene distrutta, aggiungerei con onore. Alla fine solo una ovviamente sarà la sopravvissuta.

Per un’ora, in mezzo al campus, quadri e sculture si sono sfidati in mezzo a tifo da stadio, tante risate e anche qualche momento di sofferenza per chi ha visto andare in fumo i frutti della propria creatività. Visto poi il livello di molti lavori, seppur giovanili, credo che un poco di dolore fosse anche comprensibile.

Quello che mi ha colpito é stato lo spirito di sana competizione, di divertimento  generale che si é percepito per tutto il tempo . Insomma per tutti é stata una grande festa e un momento di condivisione. Quando, peró, il giorno dopo ho raccontato a mia mamma di questa esperienza potevo sentire come fosse, lei grande amante dell’arte, piuttosto perplessa di fronte all’idea che una creazione, seppur di un giovane studente, venisse così irrimediabilmente distrutta. Ho provato a spiegarle quello che secondo me era lo spirito con cui tutto questo veniva fatto, ma mi sono resa conto che le mie parole parevano poco efficaci. Poi riflettendo mi sono resa conto che probabilmente due anni fa le mie reazioni sarebbero state molto più simili alle ue rispetto a come lo sono state in questa occasione. Allora volendo essere certa di aver colto il giusto significato di tutto questo ho pensato di chiedere alla fonte.

 

Un paio di giorni dopo, in un’altra occasione, ho avuto modo di chiedere a Mr White, regista di questa manifestazione, come avrebbe spiegato lui lo spirito di un’iniziativa di questo tipo. E anche lui mi ha confermato quello che io stessa avevo provato a spiegare il giorno precedente. Mr White mi spiegava che l’intento é quello di invitare questi giovani artisti a mettersi in gioco; forse più che a sfidare il confronto con altre opere e il giudizio del pubblico, é mettere alla prova se stessi: imparare non solo ad amare le proprie creazioni, ma anche a sapersene separare. Certo é una separazione che puó essere traumatica. Alle volte un artista non si riconosce più in alcune delle proprie opere e le distrugge, ma vederle tagliate, prese a martellate, segate in due da altri puó non essere facile. Ma questo deve spingere a crescere e evolversi, come artisti e come persone. Alla fine succede ogni volta che ci si mette in gioco che sia come artista che come persona; alle volte si vince e alle volte si fallisce, ma da quello si deve ripartire. Soprattutto chi é giovane e sta imparando, continua Mr White, é necessario che trovi nuovi stimoli. A quel punto gli ho fatto notare che peró alcune opere non erano di artisti diciamo  in erba, che debbono imparare, ma a sfidarsi erano state anche le opere dei professori stessi, artisti affermati e di talento. La sua risposta é stata immediata “Non potrei mai chiedere a un mio studente di fare qualcosa che non sono disposto a fare io per primo”.  E questa coerenza a me é piaciuta tanto.

Probabilmente alcuni storceranno il naso di fronte a un’iniziativa così. Ma ad esempio di una cosa sono certa: se qui cadesse un sassolino dalla testa di un presidente scolpito sul monte Rushmore si alzerebbero grandi voci di protesta e il giorno dopo, verrebbe messo tutto in sicurezza. Noi che siamo custodi di alcuni dei più grandi tesori lasciamo che si sbriciolino, vedi i vari crolli a Pompei, spesso senza alzare un dito (o al massimo facendo qualche commento scandalizzato su Facebook).

Alle volte per crescere e migliorare é necessario non prendersi troppo sul serio e guardare verso se stessi con il giusto distacco. Mentre parlavo con Mr. White ci é passata accanto Jessica, una delle partecipanti e alla domanda di come era stato vedere segata in due la sua opera (secondo me bellissima) mi ha subito fatto un gran sorriso dicendo: “It was so funny” (“É stato così divertente”).

Nessuna delle due opere che preferivo, tra quelle dei professori e quelle degli studenti, é sopravvissuta alla gara, ma alla fine solo una poteva essere vincente. Il momento che ho preferito? Quando tutto é finito e il prato si é riempito con pubblico, studenti e professori che si sono accaparrati i cocci di ció che era rimasto. Chi ha voluto salvare un pezzo della sua opera, chi quella del proprio “avversario”, ma nulla é andato sprecato. In fondo é giusto così l’arte é viva, e anche la morte e la distruzione possono fare parte di questo processo; anche i singoli pezzi hanno preso nuova vita diventando in fondo anche loro un pezzo d’arte. Nulla é andato distrutto solamente ha cambiato forma.

Questo video magari riesce a trasmettere maggiormente lo spirito con cui tutto é stato vissuto.

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